Islanda In Bicicletta e Tenda: Racconto di un viaggio solitario Islanda In Bicicletta e Tenda: Racconto di un viaggio solitario

Islanda In Bicicletta e Tenda: Racconto di un viaggio solitario

Il racconto di Steven Bronson di un viaggio di 3000km in tenda e bicicletta in solitario.
“Chiudo gli occhi per rivivere ogni istante. Lo senti? È il suono del vento”.
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“Chiudo gli occhi per rivivere ogni istante. Lo senti? È il suono del vento”

L'itinerario con le tappe @Steven-BronsonL'itinerario con le tappe @Steven-Bronson

Quante volte mi soffermo davanti a questa mappa, appesa lì, nella mia camera da letto, grande quasi tutta la parete. La guardo e vengo subito catapultato indietro nel tempo, nella reception del campeggio di Reykjavik, di fronte alla stessa cartina: ero giunto quasi alla fine del mio viaggio e con occhi ludici seguivo incredulo i 3000 km pedalati.

Questa mappa è il simbolo del mio grande sogno nel cassetto, finalmente realizzato: l’Islanda in tenda e mountain bike, accompagnato per due mesi dal vento.
Tutto è iniziato a Marzo del 2018. Ero stanco della solita e noiosa routine, sentivo il bisogno di staccarmi da tutto e da tutti, così ho dato le dimissioni dal mio lavoro a tempo indeterminato. Ho subito pensato all’Islanda. Ho comprato il biglietto aereo di sola andata ed ho iniziato a pianificare le tappe, giorno e notte, studiando l’arte del bikepacking. In due mesi ero pronto: mi ero allenato duramente tutti i giorni, come se fossi già in viaggio. Non mi restava che partire.

Il 3 Giugno, poco dopo la mezzanotte, ho preso il volo diretto da Milano Malpensa e, dopo quattro ore e mezza, sono atterrato all’aeroporto internazionale di Keflavík. Nonostante fossero le 2:30 del mattino (meno due fusi orari), il sole era già alto in cielo anche se oscurato dalle nuvole. Temperatura di 7°C, pioggia e vento. Fin dall’inizio l’Islanda si era presentata senza maschere. Giusto il tempo di montare e attrezzare la mia Mtb Wilier ed ho iniziato a pedalare verso le prime tappe. Avevo il sorriso stampato in faccia.

studio dell'itinerario @Steven-Bronsonstudio dell'itinerario @Steven-Bronson
Svöðufoss @Steven-BronsonSvöðufoss @Steven-Bronson

Viaggio in islanda: PAESAGGI INCREDIBILI

Ogni giorno rimanevo sbalordito dalla bellezza di questa isola. La scura terra vulcanica faceva contrasto con il verde brillante della vegetazione e con l’azzurro artico dell’oceano. Le cascate erano all’ordine del giorno e anche le fumanti pozze geotermali che odoravano di zolfo. In Islanda le strade sembrano infinite, alternandosi tra ripide salite e lunghe discese. Una volta mi sono ritrovato a pedalare affianco a dei cavalli islandesi al galoppo, quasi come fosse una gara; quel momento è stato magico: criniere fluttuanti nell’aria, suono di zoccoli e via all’unisono come freccie. Anche le pecore incrociavo, ma con loro suonavo il campanello per farle spostare dalla strada. Avendo percorso tutta la costa ero spesso vicino all’oceano: era affascinante ascoltare le onde infrangersi sulle alte scogliere, ed era divertente vedere i Puffin (pulcinelle di mare) volare a pelo sull’acqua. Grazie ad un giro in veliero nei fiordi del nord, ho visto per la prima volta in vita mia le balene. Maestose ed eleganti, nuotavano sotto la piccola imbarcazione. In questi magnifici paesaggi, qua e là si inserivano delle piccole cittadine, dov’erano immancabili i coloratissimi fari, le caratteristiche chiese e i tipici pub islandesi. L’odore del pesce essiccato e delle pasticcerie mi indicavano che c’era una città nelle vicinanze.

Islanda in bicicletta: LA ROUTINE QUOTIDIANA

L’estate in Islanda è dominata dalla luce: il sole resta sempre sopra l’orrizzonte. Per uno come me, abituato all’alternanza di luce e buio, ritrovarsi all’improvviso in una situazione così, era come vivere senza tempo. Potevo pedalare a qualsisi ora, mi fermavo quando ero stanco e ripartivo quando volevo. Seguivo i miei ritmi. Per quasi due mesi ho montato e smontato la tenda tutti i giorni. La mattina mi alzavo, facevo colazione e subito mi mettevo a sistemare tutte le mie cose sui portapacchi. Mentre pedalavo spesso pioveva: la pioggia picchiettava sul mio viso e il vento era pungente. Sulla piccola mappa che utilizzavo per orientarmi, avevo segnato la posizione di alcune pozze geotermali utili per rigenerare i muscoli e riscaldare il corpo. Lungo il percorso fotografavo, documentavo e annotavo tutto in un libretto. Spesso mi fermavo ad ascoltare i suoni della natura o ad osservare l’infinito di quella terra. Adoro provare le specialità dei posti in cui vado e qui, di veramente particolare, ho assaggiato l’Hákarl carne di squalo fatta marcire sotto terrra e poi essiccata; bisognava essere forti di stomaco per mangiarla. Per fortuna la Brennivín, un’acquavite locale, riusciva a togliere il forte sapore d’ammoniaca dalla bocca. Al bisogno entravo nei supermercati locali Bonus o Netto per fare scorta di cibo. Nelle mie borse non mancavano mai: la cioccolata, il buonissimo yogurt locale Skyr e una fresca birra da gustare la sera a fine tappa. Ovviamente le mie calze termiche da ciclismo Elbec :)
Per pranzare sceglievo un posticino riparato e mi mettevo a cucinare con il mio fornellino da campeggio. Facevo una cosa veloce per poi subito ricominciare a pedalare. Le cene invece erano un meritato momento di fine giornata, in cui potevo cucinare in tranquillità nella mia tenda. Una bella bistecca succulenta o dei Pylsur (hot dog) per me erano il top. Per la notte mi accampavo lungo il percorso, ma se avevo necessità mi fermavo nei campeggi e coglievo l’occasione per fare una doccia bollente. Bisognava stare attenti a non ustionarsi perchè l’acqua arrivava direttamente dal sottosuolo ad una temperatura massima di 70°C. Gran parte delle volte ho dovuto lavarmi nei gelidi fiumi o sotto piccole cascate. La vita in Islanda mi faceva sentire pieno d’energia e vivevo ogni giorno un’esperienza diversa. Mi sentivo nel mio habitat naturale.

Þórsmörk @Steven-BronsonÞórsmörk @Steven-Bronson
Þingvallavegur @Steven-BronsonÞingvallavegur @Steven-Bronson

FORZA DELLA NATURA

Ho scelto di affrontare il mio viaggio in bicicletta, nonostante non fossi un ciclista professionista. Questo mi ha permesso di spostarmi velocemente, ma al tempo stesso di stare a contatto diretto con la natura. Ovviamente questa scelta ha portato anche alcune difficoltà, ma grazie alla mia esperienza in ambito alpinistico sono riuscito ad affrontare ogni situazione complicata. L’Islanda è famosa per il suo continuo cambio metereologico: una limpida giornata con sole tiepido, può tramutarsi in pioggia con vento a 180 km/h. In particolare, lungo le frastagliate coste dei fiordi, il vento provenente dall’oceano si faceva sentire con più forza. Questo mi ha costretto a spingere a mano la Mtb, ma spesso non riuscivo a muovermi ed ero obbligato a ripararmi o ad aggrapparmi a qualcosa. Provavo un mix di adrenalina e paura in quei momenti. Non si può immaginare la potenza del vento, finchè non la si vive. In certe situazioni, nemmeno la mia tenda Ferrino da spedizione era riuscita a reggere tale spinta: nastro americano e giunti metallici erano la soluzione per riparare i pali rotti.

Altra forza ben presente in terra islandese è l’acqua. Ho incontrato molte cascate lungo il mio tragitto e, affascinato, ho sempre cercato di avvicinarmi il più possibile. Ricordo in particolare quella di Skógafoss, la sua forza mi ha impressionato: l’impatto dell’acqua sulle rocce era talmente forte da far tremare il cuore. Essendoci molte cascate, c’erano anche tanti torrenti (guadi) e, a volte, era necessario attraversarli. Non sempre era facile: quando la portata dell’acqua era alta, lanciavo le borse e i vestiti sull’altra sponda e poi entravo in acqua con la bici in spalla.

L’Islanda mi ha inseganto che la natura non si può comandare, ma va rispettata e assecondata: è lei a dettare le regole.

Islanda Mtb: TRA SOLITUDINE E CONDIVISIONE

Quando si vive un’avventura così, la determinazione e la concentrazione mentale sono più importanti della capacità fisica, soprattutto quando si è soli e si devono affrontare degli imprevisti. La solitudine per me è stata qualcosa di davvero prezioso, un punto cardine che ha permesso il cambiamento interiore. Mi ha aiutato a tirare fuori il meglio di me, dandomi ogni giorno forza e motivazione. Si impara ad amare profondamente il silenzio nel quale ci si sofferma a riflettere su se stessi.

Ho affrontato l’intero viaggio quasi sempre da solo, ma ho incontrato molte persone lungo il percorso. I gentili proprietari dei pub, vedendomi arrivare in Mtb bagnato fradicio, spesso mi offrivano una bevanda calda o un piatto di zuppa di pesce. Una volta, due turisti russi in Van mi hanno intravisto da lontano e, senza sapere nulla di me, mi hanno accolto con una tazza di tè caldo. Dei biker polacchi invece, vedendo le mie mani screpolate, mi hanno regalato il loro paio di guanti di scorta (i mei erano stati rubati in un campeggio). Ho trovato molta gentilezza e molta accoglienza. Quando incontravo altri viaggiatori come me, mi piaceva avere uno scambio di consigli, ed è così che ho conosciuto: Michele, biker dalla Sardegna; Johannes, biker da Colonia; Adam, escursionista degli USA; Malin ed Alexandra, escursioniste dalla Svezia. Tutti grandi viaggiatori, accomunati da grande altruismo ed energia positiva. Li nomino perchè con loro ho condiviso alcune tappe e momenti indimenticabili.

Landmannarlaugar @Steven-BronsonLandmannarlaugar @Steven-Bronson
Vestfjarðavegur @Steven-Bronson Vestfjarðavegur @Steven-Bronson
Skógafoss @Steven-BronsonSkógafoss @Steven-Bronson

TREKKING IN ISLANDA Landmannalaugar-Þórsmörk

Dopo quasi due mesi di viaggio, sono arrivato alla capitale Reykjavík, l’ultima tappa. Ho comprato il biglietto del volo di ritorno e, nei giorni che rimanevano, mi sono organizzato per fare uno dei più incredibili trekking dell’isola: Landmannalaugar-Þórsmörk. Si snoda per oltre 70 km nella riserva naturale Fjallabak, negli Altopiani Centrali. Per la prima volta ho lasciato la mia Mtb, custodita al campeggio, e sono salito in bus per avvicinarmi all’attacco del percorso. Fin da subito il panorama era indescrivibile. Sembrava di essere su un altro pianeta: montagne multicolore di riolite, ampie distese di roccia lavica e fumanti sorgenti termali. Durante la prima giornata di cammino, ho oltrepassato ripidi crinali di sabbia nero-rossastra, un’immensa e suggestiva distesa di neve e ghiaccio, fino ad arrivare al primo rifugio, Hrafntinnusker. Con me c'erano le calze da trekking invernali di Elbec. Lì vicino ho cenato con una vista mozzafiato: il tiepido sole rifletteva sulle bianche cime i suoi colori ambrati. Dopo cena, ha iniziato a nevicare e ho proseguito per quasi quattro ore, gingendo prima al grande lago Álftavatn e poi al secondo rifugio, Hvanngil, nei pressi del quale mi sono accampato per dormire. Il giorno seguente, scorgendo in lontananza del vapore fuoriuscire dal terreno, ho deciso di deviare il percorso dal sentiero battuto dai turisti e, dopo un paio di chilometri, ero immerso in una meravigliosa e nascosta pozza geotermale. Quando mi sono ricollegato al tracciato, ho camminato per ore in una vallata desertica, circondata da cime vulcaniche dal colore nero-verdastro dovuto ai licheni. Al rifugio Emstrur ho fatto una piccola sosta, solo per cucinare una zuppa calda, per poi ripartire verso gli ultimi 20 km. Con passo deciso, sotto la pioggia, ho attraversato molti guadi profondi e una fitta coltre di alberi e arbusti, fino a giungere al quarto ed ultimo rifugio, Þórsmörk. L’omonima catena montuosa era finalmente davanti a me e si elevava maestosa tra i due ghiacciai Eyjafjallajökull e Mýrdalsjökull. Mi sono accampato lì e ho cenato con il cibo avanzato: quella sera c’era poco nel piatto, ma tanto nel cuore e nell’anima. Il mattino seguente ho preso il bus di ritorno per Reykjavík, lasciandomi alle spalle quei paesaggi mutevoli, dalle mille sfaccettature.

IL RIENTRO A CASA

Ho preso il volo di ritorno il 24 Luglio. In aereo ero seduto sullo stesso posto numerato, vicino all’oblò. Era davvero arrivato il momento di tornare a casa, la fine di questo meraviglioso viaggio in islanda in bicicletta. Man mano che mi allontanavo, vedevo l’Islanda farsi sempre più piccola e iniziavo già a sentirne la nostalgia. Atterrato a mezzanotte all’aeroporto di Milano Malpensa, sono rimasto subito stupito dal clima afoso e dal buio ai quali non ero più abituato. Durante il tragitto verso casa mi guardavo attorno, stranito da tutto: i suoni, i colori, gli odori erano completamente diversi da quelli che per me, ormai, erano diventati la normalità. Erano diverse le strade, il traffico, la vegetazione, le cittadine e anche la mia casa, ma non i miei genitori: erano sotto il porticato ad aspettarmi a braccia aperte. La prima notte a casa, ormai disabituato alla comodità del mio letto, ho faticato a chiudere occhio. Ripensavo a tutti i 3000 km percorsi e mi sentivo uno spirito libero, innarrestabile. Avevo impresso nella mia mente e nel mio cuore un’infinità di momenti ed emozioni, raggiungendo il mio grande sogno. L’Islanda è stata un’esperienza indelebile che mi ha cambiato interiormente, spingendomi oltre i limiti, alla ricerca del lato più profondo delle emozioni.

Metto le cuffie, chiudo gli occhi e mi lascio trasportare da quella traccia che ancora oggi riesce a farmi rivivere ogni istante di questo indimenticabile viaggio: “Only the winds”.

Se lo desideri qui puoi scaricare un file .pdf con tutte le tappe affrontate, le località, i kilometri ed il disivello che ci è stato fornito da Steve Bronson.

Se ti interessa questa magnifica isola di natura incontaminata potrebbe interessarti anche il racconto di Daniele Matterazzo sempre su questo blog che ha percorso l'islanda a piedi da nord a sud in solitaria. 450 chilometri di trekking in 15 giorni.

Autore
Steve Bronson
Steve Bronson
Outdoor enthusiast

"Steve Bronson" è un ragazzo di 28 anni di Bassano del Grappa (VI). Laureato nel 2015 in Tecnico del suono al conservatorio Cesare Pollini di Padova, nel tempo libero ha sempre studiato ed approfondito le sue più grandi passioni: la musica, suona chiattara e pianoforte; la fotografia analogica/digitale ed il montaggio multimendiale; ma soprattutto l’attività fisica in stretto contatto con la natura, principalmente escursionismo, alpinismo, arrampicata, via ferrate, kayaking su fiumi e laghi, mountain bike. Ha maturato esperienza in alta quota a temperature estreme grazie alle lunghe escursioni invernali di più giorni con grandi carichi sulle spalle. Ama ricercare, testare e modificare materiali ed attrezzatura allo scopo di perfezionare le sue avventure. Dormire in tenda nelle Dolomiti per lui è come sentirsi a casa.

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