Nel Parco Regionale delle Alpi Apuane Nel Parco Regionale delle Alpi Apuane

Nel Parco Regionale delle Alpi Apuane

Il Pizzo d'Uccello, la dura roccia che unisce idealmente i tempi e gli scenari alpini italiani.
Testo e foto di Pietro Brunelli
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Esistono molti fili sottilissimi che legano le cose fra loro.
Le storie di montagna sono avvolte da innumerevoli di questi impercettibili segnali di percorsi, incroci, vite: naturali, animali o umani che siano, orizzontali, verticali oppure obliqui.
Per questa, dobbiamo tornare indietro a quel febbraio del 1965, all'addio all'alpinismo in grande stile da parte di Walter Bonatti, definito dai suoi odierni colleghi come un vero eroe e, dai suoi contemporanei, quasi un folle.
Con quella impresa sulla parete nord del Cervino, in completa solitaria e con tecnica da lui stesso definita di alpinismo estremo, dovendo letteralmente spolverare ogni singolo appiglio dalla neve e potendo solo raramente piantare chiodi, Bonatti compì l'ultimo atto che precedeva una nuova trasformazione esistenziale, pur senza mai abbandonare la sua amata "avventura", iniziò un nuovo percorso.

Questo nostro filo però prosegue nel suo srotolarsi e ci porta in vetta alla meravigliosa eresia geologica toscana detta Alpi Apuane, più precisamente a quota 1783, sul cosiddetto "Cervino delle Apuane": il Pizzo d'Uccello

"Si erge sublime, scosceso, isolato il Pizzo d’Uccello, che è senza contrasto la più pittoresca delle piramidi della catena, e che, quale appare da questo punto e da tutta la Lunigiana, merita il nome di Cervino Apuano"
G. Dalgas

la vertiginosa parete nord del Pizzo d'Uccellola vertiginosa parete nord del Pizzo d'Uccello

Si parla di una montagna impervia da tre versanti, e quasi dolce solamente da un quarto: la cresta sud / sud-est. La montagna è spettacolare, la sua parete nord ha un fronte di due chilometri circa per un dislivello a sbalzo compreso fra i 700 e gli 800 metri di nuda roccia, in prevalenza marmo e grezzoni che l'ha fatta diventare un simbolo dell'arrampicata in Toscana.

Il Pizzo d'Uccello (pizzo o cima), in base alla toponomastica prende il suo nome dall'antica presenza dell'aquila reale e dei corvi, che qui avevano trovato un luogo ideale per nidificare. La regina del volo alpino, sembra recentemente tornata ad abbracciare il suo luogo d'origine e a deporre le uova sulle pareti del Solco di Equi.

parete sud / sud est del Pizzo d'Uccelloparete sud / sud est del Pizzo d'Uccello
l'inizio del sentiero attrezzato Mario Piotti  l'inizio del sentiero attrezzato Mario Piotti 

Escursionisticamente, la cresta sud / sud-est è più che godibile (è la via normale per la vetta) forse la più abbordabile delle "apuane difficili". Un bel percorso ad anello, con un solo tratto da ripetere sia in salita che in discesa tramite un lieve ausilio delle mani: scenari unici e panorami sconfinati, col mare a ovest, la barriera appenninica a nord e la catena apuanica appunto verso sud-est.
Mi piace molto di questa zona, soprattutto osservare due cose: da un lato, un paesaggio unico che ci mostra alcune delle vette più scoscese e intriganti dell'intero arco alpino apuano, tutte lì a un passo e apparentemente a portata, comprese in quel piccolo e scosceso catino glaciale che è la Val Serenaia / Orto di Donna, attraversata da ciò che rimane del letto del torrente Serchio di Gramolazzo; dall'altro, poter godere di un punto di osservazione privilegiato sulle diverse epoche storiche (dall'Età del ferro, con Luni e i Liguri Apuani, a oggi) ma soprattutto, sul letterale sfacelo e distruzione della montagna causata dall'attività estrattiva del marmo. Qui si vedono letteralmente scomparire dei versanti, pareti affettate a blocchi enormi. Dietro a questo sfacelo si nasconde il paradosso del lavoro, che è sempre stata una necessità per gli abitanti di Carrara, di Massa, di Colonnata, di Vinca.

enorme cava di marmo sul versante della montagnaenorme cava di marmo sul versante della montagna
la cartellonistica CAI del sentiero 37la cartellonistica CAI del sentiero 37
il calcare del Pizzo d'Uccelloil calcare del Pizzo d'Uccello

Tutto questo ci pone di fronte a un problema ambientale a cielo aperto e visibile, uno di quei problemi che letteralmente grida alla necessità di nuove risposte e modalità di azione, al pari con i problemi che hanno afflitto le zone sciistiche dell'appennino Tosco-Emiliano e delle Dolomiti (la perenne richiesta di costruzione di nuovi impianti e l'abbandono senza smantellamento di quelli vecchi, a fronte di stagioni sciistiche sempre più incerte e traballanti).
Infatti non si può da un lato fermare il lavoro, ma vanno fermati lo sfacelo e l'eccessivo sfruttamento verso l'ambiente circostante, la "distruzione della materia prima" della quale perfino Walter Bonatti parlava a proposito della eccessiva presenza di spit sulle vie alpinistiche in montagna. Se ora paragonassimo l'impatto etico e reale di quei piccoli forellini per creare le soste, con le enormi cavità, vere ferite bianche, nei fianchi delle Apuane, possiamo avere una reale percezione dell'avanzamento del problema. Il Parco Regionale delle Alpi Apuane ha avuto già di per sè una gestazione difficile compresa fra il 1980 e il 1985, ma oggi le difficoltà proseguono.

la vetta del Pizzo d'Uccellola vetta del Pizzo d'Uccello

Solo nel 2020 sono state autorizzate in pieno parco fra cinque e otto nuove aperture di cave e questo parla da sè. Stupirsi però dell'uso umano e dello sfruttamento della montagna non ha come unica risposta quella di anteporvi il solo utilizzo a fini sportivo-ricreativi. Esiste infatti anche la necessità di creare una nuova dimensione immaginativa della montagna, che ci consenta di uscire da quella "prospettiva urbana" che vede nella montagna esclusivamente un "luogo di svago ricreativo", per ricercarvi al contrario un valore aggiunto che si concretizzi in attività di lavoro di qualità e sostenibili, in dialogo e accordo continuo con la dimensione turistica e dei professionisti della montagna, in tutte le loro forme.
Ho notato che condurre e condividere, con altri escursionisti e amanti degli scenari alpini, questa esperienza sul Pizzo d'Uccello, davvero apre il cuore e fa esplodere la voglia di protezione di quei luoghi; fa, però, anche aprire molte domande e interrogativi sul futuro e sul come salvare "capra e cavoli", in questo caso: lavoratori che la pietra la scavano, e lavoratori che leggeri, più o meno, vi camminano sopra spensierati, alla ricerca del bello, della pace o della tranquilla solitudine, su quel bel tetto della Toscana.

n.d.r. La foto di copertina, la foto grande di testata e la vista della parete nord, sono state gentilemente concesse da Marcello Villani ultra-runner, amante delle Alpi Apuane

Autore
Pietro Brunelli
Pietro Brunelli
Guida Ambientale Escursionistica
Pietro Brunelli è guida ambientale escursionistica attiva presso Andare a Zonzo, appassionato fin da bambino di escursionismo in montagna, alpinismo e sci. È formatore per le guide ambientali (storia e geografia del paesaggio) in Toscana, istruttore di Fly Fishing è il titolare di un negozio specializzato in questo sport e nell'outdoor in generale.
Ha pubblicato diversi lavori e articoli.
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