Con un annuncio a sorpresa Yvon Chouinard, proprietario e fondatore di Patagonia, ha deciso di cedere la propria azienda con l’obiettivo di investire gli utili annuali in iniziative a favore del pianeta.
In molti hanno esultato di gioia inneggiando all’inizio di una nuova era post capitalistica.
Lo stesso Yvon Chouinard ha dichiarato: “Speriamo che questo influenzi una nuova forma di capitalismo che non si risolva con pochi ricchi ed un sacco di poveri, stiamo cedendo la massima quantità di denaro a persone che stanno lavorando attivamente per salvare il pianeta”.
Vediamo in dettaglio che cosa è successo
Ma senza farci prendere dall'entusiasmo provocato dai proclami e dall’eccitazione dei clienti e dei sostenitori di Patagonia tra cui ovviamente ci annoveriamo, e soprattutto tenendo bene a mente due aspetti fondamenta della faccenda:
Ma vediamo in dettaglio che cosa è successo il 14 settembre 2022 quando Yvon Chouinard annuncia in modo rivoluzionario: “ da ora in poi il nostro unico azionista sarà il Pianeta”
La famiglia Chouinard ha deciso infatti di trasferire tutta la proprietà dell’azienda americana di abbigliamento per l’outdoor a due nuove entità appositamente create per l’occasione:
Il primo è un Trust (una forma giuridica istituita dai nobili anglosassoni per tutelare in modo indiretto le grandi proprietà) che possiederà da ora in avanti tutte le azioni con diritto di voto della società (2% di tutte le azioni di Patagonia).
Il restante delle azioni, che sono senza diritto di voto, passano ad una organizzazione non a scopo di lucro, appositamente creata da Patagonia per gestire tutti i soldi che riceverà da quest’ultima per “proteggere la natura e la biodiversità, supportare le comunità e combattere il cambiamento climatico”.
Si pensa che l’ammontare di cui disporrà l’associazione no profit potrà aggirarsi attorno al 12% del fatturato di Patagonia ma dipenderà esclusivamente da quanto il Patagonia Purpose Trust deciderà di devolvere anno per anno al netto dei salari, dei costi di funzionamento, dei dividenti, degli investimenti, degli ammortamenti, etc. A deciderlo saranno i detentori del 2% delle azioni con diritto di voto, ovvero gli eredi Chouinard.
Sappiamo benissimo che l’attenzione per l’ambiente è sempre stato una qualità che ha contraddistinto le scelte di Patagonia e nessuno vuole mettere in discussione la veridicità e la buona fede delle loro azioni e delle scelte che sin dall’inizio guidano questo storico quanto prestigioso marchio americano di abbigliamento, però è sicuramente difficile prendere alla lettera le dichiarazioni del fondatore dell’azienda.
Se fossimo all’inizio di una era che segna la fine del capitalismo sarebbe fantantastico e se tutte le grandi aziende rinunciassero veramente ai propri profitti con l’obiettivo di ridurre la povertà e salvaguardare il pianeta, saremmo veramente di fronte ad un cambiamento epocale senza precedenti.
A costo di sembrare i soliti guastafeste abbiamo provato a capire quali fossero le ragioni di questa modifica radicale nello statuto societario dell’azienda americana ed ecco le informazioni che abbiamo potuto raccogliere, tenendo sempre a mente l’età di Yvon Choumard e il fatturato annuo, sul Patagonia Purpose e la forma giuridica del Trust.
Se sei riuscito a leggere fino a qui e hai meno di 20anni complimenti! Se vuoi puoi provarci ma non credo però che riuscirai anche a leggere il paragrafo seguente quindi ti consiglio, prima di switchare su tik tok, di andare direttamente al capitolo finale dove troverai un riassunto per gli under 20 con una capacità di concentrazione limitata.
“Il trust è una figura giuridica che ha origine nel sistema anglosassone, ma che oggi è presente anche in altri ordinamenti giuridici. In generale, il trust è una struttura giuridica attraverso la quale un soggetto (il trustee) detiene dei beni o delle risorse in nome e per conto di un altro soggetto (il beneficiario), che può essere una persona fisica o una persona giuridica.
Il trust non ha una vera e propria forma giuridica in quanto non costituisce una persona giuridica autonoma, come ad esempio la società o l'associazione. Si tratta piuttosto di una figura giuridica basata su un rapporto fiduciario tra il trustee e il beneficiario, che viene disciplinato da un atto di trust o trust deed (un atto privato di fiducia che non tutte le nazioni riconoscono).
L'atto di trust è il documento che disciplina i rapporti tra il trustee e il beneficiario, e che prevede le modalità di gestione dei beni e delle risorse oggetto del trust. L'atto di trust può essere redatto in modo estremamente flessibile, e può prevedere una grande varietà di clausole e condizioni in base alle esigenze del beneficiario.”
Esistono infatti diverse ragioni per le quali si può decidere di costituire un trust piuttosto che una società, ma in generale il motivo principale è quello di separare la proprietà dei beni dalla loro gestione e controllo.
In una società, infatti, i soci sono i proprietari dei beni e detengono il controllo sulla loro gestione attraverso l'assemblea dei soci o il consiglio di amministrazione. Nel caso del trust, invece, i beni sono detenuti dal trustee, che agisce in nome e per conto del beneficiario, il quale detiene il diritto di godimento dei beni.
Questa separazione tra proprietà e gestione dei beni può essere utile in diversi contesti, ad esempio:
Pianificazione successoria: attraverso la costituzione di un trust è possibile pianificare la devoluzione del patrimonio a favore dei propri eredi o di altre persone, garantendo al contempo una gestione professionale e indipendente dei beni.
Protezione del patrimonio: il trust può essere utilizzato per proteggere il proprio patrimonio da eventuali rischi o contenziosi, creando una barriera legale tra i propri beni e le attività commerciali o i creditori.
Gestione di beni comuni: il trust può essere utilizzato per gestire in modo indipendente e trasparente i beni comuni di una famiglia, ad esempio immobili, attività commerciali o investimenti finanziari.
In sintesi, la scelta tra costituire un trust o una società dipende dalle specifiche esigenze e obiettivi della persona o dell'entità che intende gestire i propri beni. Il trust può offrire una maggiore flessibilità e protezione rispetto alla società, ma richiede anche una maggiore attenzione nella sua costituzione e gestione.
In generale, il trust è una figura giuridica più adatta per la gestione e la protezione del patrimonio privato, soprattutto per finalità di pianificazione successoria e fiscale. Infatti, il trust consente di trasferire la proprietà di beni e risorse a un soggetto (il trustee) che agisce in nome e per conto del beneficiario, senza che il beneficiario stesso ne sia il proprietario effettivo. In questo modo, il patrimonio oggetto del trust può essere gestito e preservato in modo più efficace e personalizzato rispetto alla costituzione di una società che ha obblighi fiscali e legali codificati all’interno delle leggi dello stato in cui la società ha sede.
Se vogliamo essere certi che non si tratti della fine del capitalismo ma della conferma che il capitalismo contemporaneo è vivo e vegeto e gode di ottima salute basterà pensare che la paura di perdere il patrimonio personale e familiare a fronte di una crisi di impresa al giorno di oggi è molto diffuso. Le recenti crisi economiche hanno diffuso la necessità di blindare il propri patrimonio per sè o per i propri cari anche in vista di una prossima dipartita.
l’istituzione e la dotazione di un trust scontano imposte indirette sempre e solo in misura fissa indipendentemente dal valore del trust. Quindi perché un trust abbia un senso serve un enorme patrimonio;
l’imposta di successione e donazione non trova applicazione e questo se si hanno 84 anni potrebbe essere molto interessanti per gli eredi di una società miliardaria;
Si può osservare che lo sfruttamento del meccanismo del trust, per l’elusione fiscale, ha una lunghissima tradizione in Inghilterra tanto che le prime disposizioni antielusive nel merito risalgono al 1535 d.C.
Non so se riusciremo a salvare il pianeta ma ho come l’impressione che il capitalismo contemporaneo, che rappresenta la forma di economia più lontana dal quello che potrebbe essere una gestione equa, etica e sostenibile delle ricchezze materiali ed immateriali disponibili … sia lontano dall’essere morto.
Patagonia continuerà ad operare come azienda privata a scopo di lucro con base a Ventura, in California, con un fatturato miliardario;
I Chouinard che hanno controllato Patagonia sino ad agosto, non saranno più proprietari dell’azienda. La famiglia ha trasferito irrevocabilmente le azioni con diritto di voto, pari al 2% del totale, in una nuova entità denominata Patagonia Purpose Trust;
Il Patagonia Purpose Trust, che sarà gestito dalla famiglia Chouinard e dai loro stretti consiglieri, mira a garantire che Patagonia tenga fede al suo impegno nel gestire l’attività in modo socialmente responsabile;
Il restante 98% delle azioni comuni sono state donate ad una nuova no-profit chiamata Holdfast Collective appositamente creata per utilizzarli per contrastare il cambiamento climatico;
Così com'è strutturata, la no-profit Holdfast Collective possiede il 98% di Patagonia e tutte le azioni senza diritto di voto di Patagonia, che hanno un valore economico ma nessun ruolo decisionale.
Il Patagonia Purpose Trust rimane alla famiglia Chouinard possiede il 2% della società ma tutte le azioni con diritto di voto, che hanno valore economico e potere decisionale.
I membri della famiglia Chouinard, guidati dal fondatore di Patagonia Yvon Chouinard, 84 anni, guideranno il Patagonia Purpose Trust eleggendo e supervisionando la leadership del Trust.
I membri della famiglia Chouinard continueranno a far parte del consiglio di amministrazione di Patagonia.
La famiglia Chouinard avrà potere decisionale anche sulle attività del Collettivo Holdfast.
I dirigenti di Patagonia rimarranno al loro posto.
Il Collettivo Holdfast sarà finanziato dai profitti in eccesso di Patagonia, che secondo una dichiarazione sul sito web di Patagonia "saranno distribuiti come dividendo al Collettivo per essere utilizzati per il suo lavoro". I profitti in eccesso sono il denaro che l'azienda genera dopo aver soddisfatto i propri obblighi finanziari. Gli obblighi finanziari possono includere oltre alla normale gestione dell’azienda, salari, ricerca e sviluppo, produzione, anche il denaro accantonato per migliorare gli effetti di interruzioni dell'attività, come pandemie o interruzioni della catena di approvvigionamento etc.
Ah per chi non lo sapesse i profitti in eccesso sono la parte tassabile!
Non so se riusciremo a salvare il pianeta ma ho come l’impressione che il capitalismo contemporaneo, che rappresenta la forma di economia più lontana dal quello che potrebbe essere una gestione equa, etica e sostenibile delle ricchezze materiali ed immateriali disponibili … sia lontano dall’essere morto.
n.d.r. La foto di copertina è stata presa dal sito IconaClima dall'articolo : Il capitalismo oggi ha perso
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